700.000 studenti universitari fuori corso: fai parte di loro?

Ciao,  se sei uno studente universitario ti consiglio di leggere questo articolo, che tu sia fuori corso o che tu debba ancora iniziare.

In Italia c’è una percentuale altissima di studenti fuori corso, studenti cioè che non riescono a laurearsi secondo i programmi previsti dal Ministero dell’Istruzione.

Tante le ragioni, vediamone alcune:

1) l’ambientarsi al nuovo: spesso si cambia città, ci si deve abituare a nuovi ritmi, spostamenti più lunghi, capire come funzionano le cose, dove seguire una lezione piuttosto che un’altra e questo potrebbe ritardare l’avvio degli esami universitari.

2) lo faccio domani…tanto l’esame c’è tra 2 mesi… si chiama procrastinare, ci autoconvinciamo che tanto abbiamo tempo e non ho più la pressione che avevo alle superiori: l’interrogazione del giorno dopo ci costringeva a trovare energie in più se volevamo arrivare preparati, all’università non c’è questa pressione, il brutto voto non viene segnato da nessuna parte e semplicemente devi rifare l’esame, alle superiori il 4 andava rimediato ma studiavamo con più regolarità. Spesso all’università ci si trova gli ultimi giorni a fare nottata, e come rimango indietro di un esame slitta tutto ed è semplice andare fuori corso.

3) mi hanno detto che in 3/5 anni non ce la fa praticamente nessuno: questa credenza gira soprattutto nelle aule di ingegneria. Mi hanno raccontato di un professore che il primo giorno di corso ha lanciato un gesso sulla lavagna e girandosi verso i 198 ragazzi che lo guardavano ha detto: “vedete quel puntino che forse è rimasto sulla lavagna? quello sarà forse l’unico di voi che si laureerà in pari!” Un bell’inizio, non c’è che dire. Ma sentirsi dire da un professore che non ce la fa praticamente nessuno a laurearsi in pari, significa mentalmente trovarsi delle scuse, partire già con il freno a mano tirato ancor prima di cominciare. Il pensiero dovrebbe essere invece: “C’è qualcuno che si è laureato in pari? Se la risposta è si, perchè non potrei farlo anch’io!”

4) studio ma non ricordo...: e qui veniamo ai problemi di metodo. Studio ma a distanza di giorni non ricordo quello che ho studiato, la mole di informazioni è troppa, mi distraggo e sono costretto sempre a ripassare. Qui bisogna intervenire con un metodo migliore.

5) non riesco ad organizzarmi: tra lezioni e studio, non riesco ad organizzarmi, perdo un sacco di tempo in spostamenti, pianifico un esame e poi viene spostato. Per organizzarsi bene bisogna pianificare gli esami annualmente, alternando uno più facile ad uno più difficile, mettendone uno facile sicuramente a settembre, perchè d’estate il caldo dà alla testa ed è difficile studiare. Non posso ragionare esame per esame…

6) insomma mi manca un metodo valido di studio! Il problema è che probabilmente nessuno te l’ha insegnato!! Ci dicono di studiare matematica, italiano ecc… ma come studiare non ce lo spiegano. Ci si sente dire che bisogna sottolineare le cose importanti (rispetto a cosa??) e alcuni nel dubbio sottolineano tutto, assolutamente inutile! Perchè il metodo è personale e ognuno lo impara da solo…NON SONO D’ACCORDO! E’ come dare un paio di forbici ad un’aspirante parrucchiera e dirle vai e taglia, così impari…

La verità è che c’è bisogno di un allenatore: il corso Memoria & Metodo fa per te, che tu sia fuori corso o che tu sia all’inizio: se sei fuori corso sicuramente hai anche da lavorare sull’atteggiamento, che sarà un po’ affievolito; se sei all’inizio perchè non partire con il piede giusto?

www.memoriaemetodo.it

A TUTTI GLI INSEGNANTI… BUON INIZIO…CON PASSIONE…

HO TROVATO QUESTO POST SU FACEBOOK E NON LO VOGLIO CAMBIARE DI UNA VIRGOLA… LEGGETE…FA RIFLETTERE…CON L’AUGURIO CHE POSSA RISVEGLIARE QUALCHE PASSIONE DENTRO CHI MAGARI L’HA PERSA DIETRO LA ROUTINE …

Che cosa avrei voluto sentirmi dire il primo giorno di scuola dai miei professori o cosa vorrei che mi dicessero se tornassi studente?
Il racconto delle vacanze? No. Quelle dei miei compagni? No. Saprei già tutto. Devi studiare? Sarà difficile? Bisognerà impegnarsi di più? No, no grazie. Lo so. Per questo sto qui, e poi dall’orecchio dei doveri non ci sento. Ditemi qualcosa di diverso, di nuovo, perché io non cominci ad annoiarmi da subito, ma mi venga almeno un po’ voglia di cominciarlo quest’anno scolastico. Dall’orecchio della passione ci sento benissimo.
Dimostratemi che vale la pena stare qui per un anno intero ad ascoltarvi. Ditemi per favore che tutto questo c’entra con la vita di tutti i giorni, che mi aiuterà a capire meglio il mondo e me stesso, che insomma ne vale la pena di stare qua. Dimostratemi, soprattutto con le vostre vite, che lo sforzo che devo fare potrebbe riempire la mia vita come riempie la vostra. Avete dedicato studi, sforzi e sogni per insegnarmi la vostra materia, adesso dimostratemi che è tutto vero, che voi siete i mediatori di qualcosa di desiderabile e indispensabile, che voi possedete e volete regalarmi. Dimostratemi che perdete il sonno per insegnare quelle cose che – dite – valgono i miei sforzi. Voglio guardarli bene i vostri occhi e se non brillano mi annoierò, ve lo dico prima, e farò altro. Non potete mentirmi. Se non ci credete voi, perché dovrei farlo io? E non mi parlate dei vostri stipendi, del sindacato, della Gelmini, delle vostre beghe familiari e sentimentali, dei vostri fallimenti e delle vostre ossessioni. No. Parlatemi di quanto amate la forza del sole che brucia da 5 miliardi di anni e trasforma il suo idrogeno in luce, vita, energia. Ditemi come accade questo miracolo che durerà almeno altri 5 miliardi di anni. Ditemi perché la luna mi dà sempre la stessa faccia e insegnatemi a interrogarla come il pastore errante di Leopardi. Ditemi come è possibile che la rosa abbia i petali disposti secondo una proporzione divina infallibile e perché il cuore è un muscolo che batte involontariamente e come fa l’occhio a trasformare la luce in immagini.

Ci sono così tante cose in questo mondo che non so e che voi potreste spiegarmi, con gli occhi che vi brillano, perché solo lo stupore conosce.
E ditemi il mistero dell’uomo, ditemi come hanno fatto i Greci a costruire i loro templi che ti sembra di essere a colloquio con gli dei, e come hanno fatto i Romani a unire bellezza e utilità come nessun altro. E ditemi il segreto dell’uomo che crea bellezza e costringe tutti a migliorarsi al solo respirarla. Ditemi come ha fatto Leonardo, come ha fatto Dante, come ha fatto Magellano. Ditemi il segreto di Einstein, di Gaudì e di Mozart. Se lo sapete ditemelo.

Ditemi come faccio a decidere che farci della mia vita, se non conosco quelle degli altri? Ditemi come fare a trovare la mia storia, se non ho un briciolo di passione per quelle che hanno lasciato il segno? Ditemi per cosa posso giocarmi la mia vita. Anzi no, non me lo dite, voglio deciderlo io, voi fatemi vedere il ventaglio di possibilità. Aiutatemi a scovare i miei talenti, le mie passioni e i miei sogni. E ricordatevi che ci riuscirete solo se li avete anche voi i vostri sogni, progetti, passioni. Altrimenti come farò a credervi? E ricordatemi che la mia vita è una vita irripetibile, fatta per la grandezza, e aiutatemi a non accontentarmi di consumare piccoli piaceri reali e virtuali, che sul momento mi soddisfano, ma sotto sotto mi annoiano…

Sfidatemi, mettete alla prova le mie qualità migliori, segnatevele su un registro, oltre a quei voti che poi rimangono sempre gli stessi. Aiutatemi a non illudermi, a non vivere di sogni campati in aria, ma allo stesso tempo insegnatemi a sognare e ad acquisire la pazienza per realizzarli quei sogni, facendoli diventare progetti.
Insegnatemi a ragionare, perché non prenda le mie idee dai luoghi comuni, dal pensiero dominante, dal pensiero non pensato. Aiutatemi a essere libero. Ricordatemi l’unità del sapere e non mi raccontate l’unità d’Italia, ma siate uniti voi dello stesso consiglio di classe: non parlate male l’uno dell’altro, vi prego. E ricordatemelo quanto è bello questo Paese, parlatemene, fatemi venire voglia di scoprire tutto quello che nasconde prima ancora di desiderare una vacanza a Miami. Insegnatemi i luoghi prima dei non luoghi.
E per favore, un ultimo favore, tenete ben chiuso il cinismo nel girone dei traditori. Non nascondetemi le battaglie, ma rendetemi forte per poterle affrontare e non avvelenate le mie speranze, prima ancora che io le abbia concepite.

Per questo, un giorno, vi ricorderò.

Firmato….uno studente qualunque…

 

Aggiungo una mia riflessione: negli ultimi anni ci sono troppi DSA, BES, problemi di attenzione e molti vengono invitati a richiedere visite specifiche e certificazioni. Vi siete chiesti se il problema siano loro o le vostre lezioni che non appassionano? Forse vanno fatti dei cambiamenti? Forse servirebbe una maggiore attenzione per il singolo studente, che la scuola fa fatica a dare con classi di 30 persone…

Ho seguito molti ragazzi individualmente e quando dopo la prima lezione sull’atteggiamento e la fiducia in loro stessi ti senti dire: “allora non sono stupida” da una ragazzina di 11 anni….mi vengono i brividi all’idea che qualcuno la possa aver fatta sentire tale!!!

Buona riflessione e guardatevi allo specchio: brillano i vostri occhi?

 

Mara Bonucci

www.memoriaemetodo.it

ALLENA LA CAPACITA’ DI DECIDERE

Oggi parleremo di DECISIONI.

Sappiamo tutti che per cambiare risultati dobbiamo intraprendere nuove azioni, ma alla base di ogni singola azione c’è sempre una decisione.

Quando si parla di decisione, s’ intende una scelta vera e consapevole. Spesso si usano frasi troppo generiche del tipo “ho deciso di impegnarmi di più nello studio”, “ho deciso di perdere peso”, “ho deciso di migliorare quell’aspetto della mia vita”, ecc. Mille volte mi sono detta: “Ora basta! Da oggi faccio così!” Per poi ritrovarsi due giorni dopo nei vecchi schemi…. Ti è mai successo? Così non funziona!

Prendere una vera decisione significa eliminare qualsiasi altra possibilità eccetto quello che vuoi realizzare.

LATINOLa parola DECIDERE deriva etimologicamente dal latino e significa “DA RECIDERE”, cioè da tagliare: l’alternativa va uccisa, devi andare in un’unica direzione ben definita!

 

 

 

Ogni miglioramento parte da una decisione, perciò voglio che ti focalizzi su ciò che è veramente importante per te e che hai sempre rimandato, su ciò che ritieni necessario per migliorare la qualità della tua vita.

Entro stasera (ho detto entro stasera, non rimandare a domani!) dedica qualche minuto a te stesso, fermati un istante e prendi in questo momento due decisioni che vuoi portare a termine a qualunque costo.

La prima decisione facile, una promessa agli altri o a te stesso che sai di poter tranquillamente mantenere: può essere una telefonata ad una persona importante, una cosa che stai rimandando da un po’ di tempo, iscriverti in palestra, ecc. Prendi il tuo blocco per gli appunti e scrivila subito!

 

1) _____________________________________________________________

 

Ora prendi una seconda decisione che sai richiederà più impegno, una più importante; deve essere una decisione che cambierà i tuoi risultati in un’area importante della tua vita: la tua salute, la tua carriera, le tue relazioni, le tue finanze…

Cosa vuoi veramente migliorare di te?

 

2) ______________________________________________________________

 

Bene, una volta prese queste due decisioni, fai immediatamente il primo passo per realizzare entrambe (una telefonata, una lettera, un’azione…). Quando dico immediatamente significa SUBITO, nell’ istante preciso in cui hai finito di prendere le due decisioni! E domani fanne seguire un altro e poi un altro ancora e così via nei prossimi giorni.

Se ad esempio decidi di fare attività fisica regolarmente, fai il passo di prendere informazioni sulla palestra dove hai deciso di iscriverti, se l’orario te lo permette vai subito ad iscriverti. E se la mattina ti svegli dicendo: “Dopo il lavoro vado in palestra”, fai subito la borsa e portala dietro…

ATTENZIONE: se stai pensando, sì vabbè, lo faccio dopo con calma, non cedere! E’ un tranello che la tua mente inconscia ti vuole tendere per non affrontare una situazione e per continuare a rimandare: però ricorda che rimandare significa comunque decidere di NON agire!!! Perciò agisci subito!

La cosa migliore è condividere con qualcuno le tue decisioni, rende più forte l’impegno preso!

Se vuoi scrivile a me e ti ricorderò per i primi giorni ti fare il primo passo!!

In questo modo allenerai il “muscolo” del prendere le decisioni. Ricorda: più decisioni prendi, più diventerai bravo nel prenderle.

Se non ti abitui a prendere decisioni saranno gli altri che decideranno per te e magari non saranno sempre corrispondenti al tuo volere.

Spesso decidere spaventa e le persone tendono a rimandare. Spaventa il fatto che se decido per la via sbagliata, poi mi pento di non aver scelto l’altra che mi avrebbe portato magari dei risultati migliori.

Ogni decisione porta ovviamente con sé delle conseguenze, che possono essere positive o negative. Bisogna essere bravi, attraverso le giuste domande e la visualizzazione dell’anticipazione a prevedere il più possibile le conseguenze prima di mettere in atto le nostre decisioni.

Ma il punto fondamentale è che non si può avere totale certezza del futuro! Molti aspettano a decidere proprio quando si possiede un livello di certezza pressochè totale sull’esito finale.

Ma nella realtà questo non è quasi mai possibile.

I grandi leaders, gli imprenditori di successo o anche semplicemente le persone che ottengono dei risultati eccezionali in vari ambiti della vita non decidono quando sono certi, lo fanno quando seguono in pieno le loro credenze. Abbiamo già visto che le credenze determinano, prima o dopo, i nostri risultati.

DECIDERERicorda anche che non si può decidere sulla base di due sole alternative, c’è sempre almeno una terza soluzione! Una opzione equivale a non avere scelta, due opzioni sono un dilemma, se hai tre opzioni puoi fare una scelta, e ci sono sempre almeno tre opzioni!! 

E inoltre i grandi cambiamenti spesso avvengono a seguito di una piccola decisione… prova a pensare a dove sei adesso nella vita e come ci sei arrivato. Io ad esempio sono qui, perché un giorno nel dicembre del 1993 ho deciso di assistere ad una serata gratuita sulle tecniche di memoria, trascinata quasi a forza da mia cugina… tutto è cominciato lì!

Buone decisioni!

TRASFORMA L’ANSIA IN GRINTA – TERZA PARTE

Il Linguaggio e le Metafore

Oggi parleremo dell’importanza del LINGUAGGIO.

Per “linguaggio” intendo soprattutto le parole e le metafore che utilizziamo nel descrivere emozioni, situazioni ecc.: vediamo perché sono così importanti.

La programmazione neuro-linguistica (PNL) afferma che le parole che utilizziamo per descrivere le nostre esperienze “DIVENTANO” le nostre esperienze. Ciò significa che il nostro stato d’animo risulta fortemente influenzato dalle “etichette” che appiccichiamo agli eventi che ci accadono. Facciamo un esempio: se ti dico che ho visto un film “piacevole”, oppure “bello”, o ancora “spettacolare”, “fantastico”, “esorbitante”… Hai notato come cambia l’intensità emotiva? Prova a ripetere queste parole e vedrai!

L’idea è che le parole specifiche che usiamo controllano il nostro modo di pensare e di conseguenza il nostro stato d’animo. Se ripeti a te stesso che sei “furioso”, su cosa pensi sia concentrato il tuo focus? Che domande ti farai? Che tipo di emozioni proverai molto facilmente?

Ma supponiamo che invece di essere “furioso” ti dicessi che sei “stizzito”, pensi che potresti sentirti diversamente? Puoi scommetterci! Molto probabilmente ti metteresti anche a sorridere per la stupidità della parola stessa e in quel momento avrai raggiunto il tuo obiettivo: cambiare il tuo focus mentale!

Forse questi mezzi ti sembrano troppo semplicistici e non funzionali. Pensi che non si possano cambiare gli stati d’animo improduttivi solo modificando il nostro linguaggio, vero?! Ma la verità è proprio questa! Provalo subito: prendi il tuo blocco per gli appunti e fai una lista di parole che utilizzi solitamente per definire i tuoi stati improduttivi. Poi pensane altre, nuove, da utilizzare al loro posto (es. annoiato = in attesa di agire, fallito = ho imparato qualcosa, depresso = fuori fase, distrutto = affaticato…), ci sei?

Questo significa quindi che non ti sentirai più arrabbiato? Assolutamente non sto dicendo questo, anzi, la rabbia può essere a volte una sensazione molto utile, ma non deve essere la tua unica risorsa: devi avere la possibilità di scegliere!

Bene, la stessa cosa vale per enfatizzare emozioni positive che stai provando: scrivi dall’altra parte del foglio parole positive che utilizzi per descrivere te stesso e sostituiscile con termini emotivamente più intensi (es. sto bene = va meravigliosamente, in forma = inarrestabile, buon lavoro = eccellente, contento = al settimo cielo, motivato = travolgente, ecc.). Capito come?

Perciò condiziona il tuo nuovo linguaggio potenziante con questi esercizi:

1)      Ogni volta che sei in uno stato d’animo improduttivo, minimizza la tua emozione negativa utilizzando un termine che interrompa il modulo negativo (come quelli che hai scritto sul foglio).

2)    Ripeti almeno 5 volte nell’arco della giornata le nuove parole potenzianti e fai in modo che entrino nel tuo vocabolario quotidiano.

Questo ti permetterà di sperimentare che gioia è diversa da felicità, da entusiasmo, da euforia e imparerai a vivere la varietà delle emozioni positive che possiamo provare.

Sempre rimanendo nell’argomento del linguaggio, parliamo anche delle METAFORE.

Una metafora non è nient’altro che un’immagine attraverso la quale spieghiamo un concetto. Ora, devi sapere che la nostra mente lavora essenzialmente per immagini, quindi una metafora ha un impatto deciso ed immediato perché il nostro cervello non ha bisogno di decodificarla.

Ogni persona utilizza più o meno coscientemente tante metafore: es. “sono teso come una corda di violino”, “mi scoppia la testa”, “mi sento il peso del mondo sulle spalle”, “sono alla frutta”, “sono felice come una Pasqua”, “oggi sono su di giri”…

Se ti chiedessi che metafora utilizzeresti per descrivere la tua vita, cosa mi risponderesti? La vita è una battaglia, una festa, una fregatura, un’opportunità…?

Se pensi che la vita sia una battaglia, sicuramente sarà una vita dura, potresti venire ucciso o comunque perdere; è bene che tu stia sempre sulla difensiva…non si sa mai, la prossima persona che incontri potrebbe essere tuo nemico. Se pensi che la vita sia una festa sicuramente ci sarà da divertirsi: capisci la differenza?

Quale metafora è la più giusta per te? Tutte le metafore sono utili in periodi diversi. A volte hai bisogno di trattare la vita come un gioco in modo tale che ci sia più spensieratezza e meno preoccupazione; altre volte devi vederla come una sfida, soprattutto quando le cose ti stanno andando storte e non capisci il perché.

La lezione importante da capire è che se scegli un modo diverso di rappresentare la tua vita, automaticamente penserai e ti comporterai in modo completamente nuovo.

Ora prendi il tuo blocco degli appunti e:

1)                 scrivi quali metafore utilizzi per descrivere la tua vita e come ti senti in questo periodo. Riesamina la lista e chiediti quali sono i vantaggi e gli svantaggi di queste metafore.

2)                fai una lista delle metafore che associ ad una o due aree veramente importanti nella tua vita (es. rapporto con gli altri, carriera e lavoro, famiglia…). Bene, le metafore che stai utilizzando ti indeboliscono o ti rinforzano?

3)                crea delle nuove metafore potenzianti per le aree su cui ti sei focalizzato.

4)                vivi la prossima settimana, ogni singolo momento, utilizzando queste nuove metafore e stai a vedere cosa succede!

 

Fai bene questo processo di condizionamento e vedrai come cambieranno i tuoi stati d’animo. Se ad esempio ti capitava di essere stressato sul lavoro, chiediti quali metafore potenzianti puoi utilizzare per essere più efficace e per far diventare la tua vita più divertente? Ti assicuro che le cose cambieranno notevolmente!

 

triade

La gestione delle nostre emozioni può essere quindi gestita attraverso 3 canali: FISIOLOGIA , FOCUS e LINGUAGGIO . Anthony Robbins, uno dei più grandi formatori a livello mondiale, autore di libri importanti che ti consiglio di leggere, (“Come ottenere il meglio da sé e dagli altri” – “Come migliorare il proprio stato mentale, fisico e finanziario” entrambi Ed. Bompiani) la chiama TRIADE.

 

 

 

 

 

 

Buon condizionamento!

 

 

TRASFORMA L’ANSIA IN GRINTA – SECONDA PARTE!

Nell’articolo “Trasforma l’ansia in grinta-parte prima” abbiamo parlato di stati d’animo e come cambiare quelli improduttivi grazie all’ utilizzo corretto della tua fisiologia.

Come è andata? Sei riuscito a mantenere una fisiologia produttiva? Se sì, avrai notato sicuramente un incremento della tua vitalità e della tua energia.

Bene, ora che hai capito il potere della tua fisiologia, vediamo la seconda chiave che hai a disposizione per gestire al meglio i tuoi stati d’animo: parliamo del FOCUS MENTALE.

Quello su cui ti concentri, determina il tuo stato d’animo, che a sua volta influenza decisamente il tuo comportamento. Pensaci: come ti senti in questo momento? Ti senti motivato, carico, entusiasta oppure scarico, pesante, annoiato? Magari non provi nulla di particolare e ti senti abbastanza distaccato? Bene, qualunque sia la tua risposta, prova a notare quali sono i pensieri su cui ti stai concentrando: dove è indirizzato il tuo focus? Noterai un collegamento diretto tra i tuoi pensieri e il tuo stato d’animo!

Il modo più rapido per cambiare il focus sono le DOMANDE. Esistono due tipi di domande:

 

1) Domande IMPRODUTTIVE che spostano il tuo focus sul problema (es. perché proprio a me? E se non ne valesse la pena? Perché non rispetto mai i miei programmi? Perché la vita è così ingiusta? ecc. Potrei continuare a lungo, ma mi sono già intristita solo a scriverle!)

 

2) Domande PRODUTTIVE che spostano il tuo focus sulla soluzione (es. cosa c’è di buono in questo? Come posso divertirmi svolgendo questo compito? Cosa posso imparare da quello che mi è successo? Come posso crescere in questa situazione? ecc.)

 

La qualità della tua vita dipende dalla qualità delle tue domande: ogni tuo ragionamento non è nient’altro che un processo in cui ti poni delle domande e ti dai delle risposte (questo avviene sempre, che tu ne sia conscio oppure no). Per questa ragione è importante che tu inizi a farti domande di QUALITA’ (come le seconde che ho scritto!).

 

Perciò i “compiti” per questa settimana sono:

  1. a) Prendi sempre più consapevolezza di dove sono focalizzati i tuoi pensieri in ogni momento e dello stato d’animo che questi ti provocano.
  2. b) Ogni volta che incontri una difficoltà rispondi a queste 5 domande:

1) Cosa c’è di buono in questo?

2) Cosa non è ancora come lo vorrei?

3) Cosa sono disposto/a a fare perchè la situazione sia come la voglio?

4) Cosa sono disposto/a a NON fare più per renderla come la voglio?

5) Come posso rendere piacevole il processo per renderla come la voglio?

  1. c) Concentrati almeno due volte al giorno su tutto ciò di cui sei ORGOGLIOSO/A, su tutto ciò di cui sei GRATO/A, tutto ciò che ti rende FELICE, tutte le persone a cui VUOI BENE e che ti vogliono bene.

 

Ora che abbiamo visto come gestire il focus e la fisiologia voglio soffermarmi su due emozioni che forse conosci bene: LO STRESS E LA RABBIA

LO STRESS

Domanda: rispetto alle emozioni di base (gioia, disgusto, paura, tristezza e rabbia) a quale appartiene lo stress?

Lo stress nasconde un’ansia di base, è quindi UNA PAURA!

Come si gestisce grazie alle domande produttive?

La prima cosa è prenderne consapevolezza! (Potresti farti un cartello con scritto: sono ansioso/stressato in questo momento? Mi sto preoccupando per qualcosa?)

Se mi rendo conto di essere ansioso in una determinata situazione (sono in ritardo, sto per affrontare una prova importante, un colloquio con un cliente, con l’azienda che mi dovrebbe assumere, ho un esame universitario, ecc.) la prima domanda che mi devo fare è: di che cosa ho paura in questo momento?

In questo modo prendo coscienza della causa della mia ansia.

A questo punto io personalmente mi chiedo: qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere? (anche se apparentemente è una domanda negativa, per me non è assolutamente improduttiva perché mi porta come conseguente pensiero: ”Ok non può succedere niente di così grave, c’è sicuramente di peggio, non rischio di perdere le cose importanti della vita che veramente contano”, o pensieri simili e già l’ansia si dimezza.

Una volta individuata la paura, la seconda presa di consapevolezza è: che immagine mentale mi sto facendo che mi porta ad essere ansioso?

Proviamo paura tutte le volte che concentriamo il nostro focus su qualcosa che andrà male rispetto alla situazione che dobbiamo vivere!

E allora, come trasformare l’ansia in grinta o serenità?

Prendi la tua immagine mentale e congelala, togli i colori, abbassa il volume, metti a questa immagine una brutta cornice e rimpiccioliscila fino a farla sparire e al suo posto fai arrivare una cornice dorata con all’interno il tuo ritratto migliore, ripensa a tutte le situazioni dove hai dato il meglio di te. Se hai un gesto di forza (es. quando giocavo a pallavolo e facevo punto, stringevo forte il pugno e ogni volta che sono in una situazione difficile, lo stringo attingendo di nuovo a quella stessa energia. Parla con te stesso con frasi del tipo:

“L’hai già fatto una volta, lo puoi fare ancora!”.

E se non ho mai affrontato o sperimentato un certo tipo di emozione? Mi chiedo: “Come si comporterebbe la persona che stimo di più in quella situazione”.

 

 

LA RABBIA

La rabbia è un’altra emozione importante che purtroppo tante persone provano spesso.

Io per anni ho provato rabbia nei confronti dei miei genitori, dei miei vecchi datori di lavoro, rancori durati per anni…

Ho cambiato atteggiamento quando ho preso consapevolezza di un paio di cose:

la rabbia e il rancore fanno male a me, non a chi me l’ha provocata. Anzi, tenere rancore porta a logorarsi per anni mentre la persona che me lo ha provocato è felice e serena, senza neanche essere consapevole di ciò che provo io… quindi non ne vale la pena dare tutta questa forza a chi mi ha causato rabbia.

Un’altra considerazione sulla rabbia che ho scoperto di recente frequentando un corso di Costellazioni familiari (ve lo consiglio) è che di solito la rabbia va a braccetto con il vittimismo e la passività…. Io personalmente non ci avevo mai pensato.

Quando ci lamentiamo per le ingiustizie subite, questo a lavoro come nella vita, quando diamo la colpa a qualcuno o qualcosa della nostra infelicità e ci arrabbiamo per questo, in realtà non ci rendiamo conto che stiamo tenendo un atteggiamento vittimistico, della serie io sono lo sfortunato di turno, io ho fatto tutto il possibile ma non sono stato apprezzato, non è mia la colpa…

In realtà la responsabilità di ciò che ci succede è quasi sempre nostra!

Ho detto responsabilità…non colpa. La colpa è una parola non corretta come messaggio da mandare al nostro cervello…innescare sensi di colpa è deleterio e logorante… Parliamo di responsabilità.

Quando io mi arrabbio sento che sfogo su qualcuno semplicemente la rabbia che provo verso me stessa per non essere stata in grado di fare o riuscire a comunicare quello che volevo nel modo giusto.

La rabbia si prova quando sentiamo un bisogno insoddisfatto e non riusciamo a soddisfarlo.

Quindi il focus deve essere: “Sono arrabbiato- è un campanello d’allarme- quale è il mio bisogno insoddisfatto?”

E dopo respira, sposta il focus e allenati a metterti dal punto di vista altrui. La maggior parte delle volte le intenzioni degli altri non sono volute, non sono “cattive”. Semplicemente non vengono valutate tutte le conseguenze. Prima di aggredire qualcuno chiediti se le sue intenzioni erano quelle di ferirti o se non aveva valutato…

Questo succede nel lavoro, a casa con i propri cari…anzi più i rapporti sono stretti più è forte la tentazione di rispondere senza freni… perché nel comportamento di quella persona ci leggiamo molto di più di quello che c’è in realtà.

Il marito alla moglie chiede: dove sono le scarpe dei bimbi? E la moglie risponde: dovresti saperlo! Con tono arrabbiato!

E questo sottintende un “Se tu fossi più presente?! Tanto devo fare sempre tutto io! Non sono mica la tua serva…anch’io lavoro!!E i figli?? Chi li porta a scuola, agli allenamenti, tu vai al lavoro, trovi tutto pronto e poi hai il coraggio di chiedermi dove sono le scarpe dei bimbi?? E avanti così con pensieri sempre più distruttivi…Noi donne spesso facciamo così😊 (ma anche gli uomini non sono da meno) e nel frattempo il marito che aveva fatto una domanda molto serena si ritrova a dormire sul divano!!:-)

In quel momento la rabbia che viene fuori dalla moglie è data dal bisogno insoddisfatto di sentirsi apprezzata per tutto quello che fa e dal bisogno di collaborazione che probabilmente non riceve a sufficienza (ho riportato un esempio di vita familiare, ma la stessa cosa vale sul lavoro)

Probabilmente se la domanda l’avesse fatta un’altra persona la risposta sarebbe stata diversa.

La scuola purtroppo non fa corsi di gestione delle emozioni: anzi spesso cresciamo con l’idea ad esempio, che il pianto è una cosa da deboli, ci vergogniamo a piangere in pubblico (l’uomo forte non deve piangere mai!) e cresciamo reprimendo quello che vorremmo esprimere.

Di sicuro dobbiamo imparare a auto-controllarci, che non dovrebbe però voler dire reprimere quello che vorremmo esprimere.

Il come usiamo la fisiologia e dove indirizziamo il focus mentale sono un ottimo allenamento per questo.

All’inizio non è facile se non si è abituati a farlo, serve creare un condizionamento; basta un po’ di costanza…e se qualche volta vi viene da provare stress, rabbia, paura, ecc….. ricordatevi semplicemente che succede perché siamo VIVI! Siamo Umani e non Robot!!:-)

 

Quindi non mi resta che augurarvi buon allenamento!

Alla prossima…

Mara

 

TRASFORMA L’ANSIA IN GRINTA- PARTE PRIMA

Dopo aver analizzato da cosa è formato il modello del mondo e quindi lavorare sui valori, sulle credenze e sui nostri principi soffermiamoci ora sul concetto di stato d’animo e gestione delle nostre emozioni.

Siamo noi che dominiamo le nostre emozioni o sono loro che dominano noi?

Quando ci arrabbiamo e ci scaldiamo per qualcosa che va contro il nostro modo di pensare e

diciamo cose di cui poi, a mente fredda ci pentiamo, chi domina chi?

E quando la paura ci fa fuggire o ci paralizza, chi domina chi?

 

Immagina di ascoltare tre canzoni a distanza di 5 minuti una dall’altra:

 

  • prima ascolti una canzone d’amore, romantica: probabilmente entrerai in uno stato d’animo “tenero” con gli occhi a cuoricino, oppure ti vorresti suicidare se sei appena stato/a lasciato/a…😊!
  • poi ascolti la canzone del tuo cartone animato preferito che guardavi da piccolo e improvvisamente ritoni alla mente a quanto ti divertivi da ragazzino…
  • poi ascolti una musica grintosa ed improvvisamente senti una sensazione di carica.

NOTA BENE: In meno di 10 minuti hai cambiato stato d’animo 3 volte… la musica in questo caso è un veicolo per gestire il tuo stato d’animo.

Pensa invece a quando la giornata comincia male e già alle 8,30 di mattina dici cose del tipo: OGGI E’ UNA GIORNATA STORTA!! E magari arrivi in ufficio o a scuola e non riesci a staccare da quello che ti è successo, e rispondi male al tuo collega o al tuo compagno che non c’entrano niente! E’ produttivo parlare a te stesso così? Se sei stato capace di cambiare stato d’animo in meno di 10 minuti con 3 canzoni, possibile che tu non riesca a staccare la spina da una cosa successa alle 8,30 che ti condiziona in negativo tutta la giornata?

Bisogna imparare a “staccare” consapevolmente.

 

STACCARE CONSAPEVOLMENTE!

STACCARE CONSAPEVOLMENTE!

STACCARE CONSAPEVOLMENTE!

 

Comincia con il pensare alle emozioni che si potrebbero provare mediamente nell’arco di una

settimana… (gioia, soddisfazione, felicità, frustrazione, rabbia….)

Fai un elenco prima di quelle positive e poi di quelle negative. Scrivine almeno 10 in ogni colonna:

 

Emozioni positive Emozioni negative

 

Prima considerazione: cosa hai scritto più velocemente, quelle positive o quelle negative?

Quasi tutti scrivono molto più velocemente quelle negative… forse perché ci fanno stare male? O forse perché la nostra società ci bombarda di notizie negative? Ascoltando un telegiornale sembra che il mondo sia pieno di persone terribili, assassini ad ogni angolo, e solo ogni tanto qualche pillolina di notizia positiva… ma solo ogni tanto…(E’ veramente così brutto il mondo in cui viviamo?)

IL PENDOLO DELLE EMOZIONI

Da piccoli oscilliamo come un pendolo da un’emozione positiva ad una negativa: il bambino va in bicicletta e prova tantissimo entusiasmo, poi cade e piange come se non ci fosse un domani; subito dopo vede un bambino con un bellissimo gioco che gli chiede di giocare insieme e riprova felicità estrema, per poi riprovare tristezza estrema quando il bambino se ne va portando via con sé il divertimento… per poi tornare felice quando torna a casa e ritrova il suo giocattolo preferito….Un pendolo oscillante da un estremo all’altro.

Ci sarà poi quella volta che andando in bicicletta il bambino si farà più male del solito e i suoi genitori lo sgrideranno dicendo: “Se tu andassi più piano e stessi un po’ più fermo!” e quella volta il bambino nella sua testa comincerà a pensare: “forse hanno ragione…starò più attento” ed inizierà ad andare in bicicletta con più cautela, e passerà da provare entusiasmo a provare semplice tranquillità: il pendolo delle emozioni, per non rivivere un’ emozione troppo brutta, comincia ad oscillare di meno anche in positivo… fino ad assestarsi, crescendo e diventando adulti (per fortuna non vale per tutti!), in una zona di scarsa oscillazione a cui possiamo dare il nome di routine o “zona di comfort”! Ecco che ritorna fuori in modo diverso questo concetto.

Se una volta provo un’emozione negativa non posso annientare la mia vita! Il rischio fa parte della vita, se non si rischia non si vive a pieno (Annalisa direbbe: bisogna valutare bene il rischio in relazione al pericolo😊 e sono d’accordo, ma a volte ci freniamo anche quando potremmo osare di più)

All’inizio del mese mi sono rotta il malleolo del piede giocando a pallavolo in una partita di beneficienza (ti sto scrivendo con il gesso). Continuo a sentirmi dire: “Ora vedrai che non ci vai più a giocare!” e io rispondo: ”Per quale motivo non ci dovrei più andare? Per la paura di farmi male di nuovo??”

LE EMOZIONI BASE

Tutte le emozioni che possiamo provare si possono ricondurre a 5 emozioni di base (ce lo insegna molto bene il film “Inside out”, se non l’hai visto te lo consiglio vivamente):

GIOIA

TRISTEZZA

DISGUSTO

PAURA

RABBIA

Ovviamente 5 emozioni con tutte le dovute sfumature (un’emozione può essere paragonata ad un colore di cui esistono tantissime tonalità)

CAMBIARE STATO D’ANIMO:

Come si può cambiare emozione o stato d’animo?

Ci sono due strade possibili:

Il FOCUS e la FISIOLOGIA

Oggi parliamo di fisiologia ossia le posture, i movimenti, il respiro, l’espressione facciale ecc..

Tutti quanti sappiamo che il nostro umore influenza la nostra fisiologia. Pensa a quando sei triste: come è la fisiologia in quei momenti? Sguardo basso, faccia seriosa, spalle curve…NON RESPIRIAMO: ti sei accorto che quando siamo immersi nei nostri pensieri negativi non respiriamo? E più non respiriamo più i pensieri diventano bui…

Tuttavia in pochi si rendono conto che vale anche il contrario: se siamo energici fisicamente, lo siamo anche emozionalmente. Le due cose non possono essere separate.

La prossima volta che ti accorgi di essere in un tunnel di pensieri negativi, comincia a respirare profondamente e nota cosa succede: la mente si riapre e probabilmente il primo pensiero che arriva è: “Dai, non è poi così grave, una soluzione si trova sempre!”

Il modo in cui ci muoviamo cambia il modo in cui pensiamo, quello che proviamo e come ci comportiamo. Tutti i movimenti influenzano la chimica del nostro corpo, sia che si tratti di attività fisica (corsa, salti, palestra ecc.), sia che si tratti della più impercettibile variazione in un muscolo del viso.

Il tuo obiettivo sarà quindi sviluppare una fisiologia potenziante che ti permetta di accedere in qualsiasi momento a tutte le tue risorse.

Facciamo un esempio: com’è in questo preciso istante la tua fisiologia? Prendine coscienza. Pensi che sia questa la fisiologia di una persona che vuol vivere benessere e raggiungere i suoi obiettivi? Se sì, ottimo lavoro! Se no, cambiala subito: fai un profondo respiro, raddrizza le spalle, alza lo sguardo, fai un sorriso, insomma muovi il tuo corpo come se stessi provando benessere! In questo modo scatenerai una serie di reazioni chimiche nel tuo organismo (ricorda che mente e corpo sono indissolubilmente legate tra loro!) che in meno di una decina di secondi ti porteranno a provare REALMENTE la sensazione di benessere: PROVALO!!!

E’ importante che tu riesca ad assumere il controllo COSCIENTE della tua fisiologia. Non c’è nulla di male a stare “stravaccati” ogni tanto, ma fai in modo che questa sia una tua scelta cosciente: sei tu a controllare il tuo corpo, non viceversa!

L’esercizio di condizionamento per questa settimana consiste in:

1)    Alla mattina quando ti svegli ascolta musica motivante, che ti faccia muovere.

2)    Fai 10 respiri profondi di seguito almeno 3 volte al giorno (soprattutto in situazioni stressanti).

3)    Bevi molta acqua (1-2 litri al giorno lontano dai pasti).

4)    Ogni volta che ti rendi conto di essere in una postura improduttiva, cambiala immediatamente e mettiti in una posizione diritta, energica.

Questo è il tuo compito per i prossimi giorni: ricorda che per creare un’abitudine dovrai farlo costantemente ogni giorno! Ti va di prendere questo impegno con te stesso? Se sì, sappi che avrai presto nelle tue mani la prima chiave importante per imparare a gestire con efficacia i tuoi stati d’animo!

La prossima volta parleremo di focus e ci soffermeremo su due emozioni particolari: lo stress e la rabbia….le hai mai sperimentate😊?

Alla prossima….

Mara

 

 

HAI LE GIUSTE CREDENZE?

Oggi parliamo di CREDENZE, VALORI E PRINCIPI, altri importanti fattori che influenzano il nostro modello del mondo.

Vediamoli singolarmente:

  • Credenze

Che cos’è una “credenza” oltre a un mobile di cucina😊?

Le credenze sono quelle certezze assolute che noi abbiamo su noi stessi e sugli altri.

“Sono bravo nel mio lavoro, sono portato per la matematica, per l’italiano, sono affidabile, sono timido, sono brutto, sono proprio un bravo genitore, mi fido degli altri, non mi fido di nessuno, non mi sento all’altezza, fai del tuo meglio sempre…”.

Questi sono tutti esempi di credenze che possono essere potenzianti o depotenzianti.

Noi siamo la somma di una serie di credenze che ci derivano dalle nostre esperienze di vita, dalla cultura e dalla società in cui viviamo (avere più mogli per noi significa trasgredire la legge, per altre religioni e nazioni è normale…), dagli insegnamenti dei genitori, dalla scuola, dal lavoro.

La prima grossa fonte di credenze è la famiglia: se nasco ad esempio in una famiglia di operai e mi sento dire continuamente “meglio avere lo stipendio fisso anziché fare l’imprenditore” crescerò probabilmente con questa convinzione, almeno fino a quando non incontrerò un imprenditore di successo che ha avuto il coraggio di realizzare i suoi sogni che mi darà una visione diversa del mondo.

Potremmo fare mille esempi in tal senso.

Un’altra fonte grossa di credenze per quanto riguarda l’apprendimento è la scuola.

Noi non nasciamo, ad esempio, con il gene della matematica o dell’italiano già incorporato, non si nasce portati per qualcosa; ci può essere una maggiore predisposizione o una maggiore facilità di apprendimento di una materia piuttosto che un’altra, ma la vera credenza si crea a scuola. Pensa al ragazzino dell’elementari che si trova ad affrontare il primo compito di matematica. Alla riconsegna possono verificarsi due situazioni:

BRAVISSIMO: scritto grosso e rosso sul quaderno, la maestra gli fa i complimenti davanti a tutti, arriva a casa e i suoi genitori sono felicissimi e gli fanno un bel regalo.

BRUTTO VOTO: la maestra gli dice davanti a tutti che ha fatto una schifezza di compito, arriva a casa e viene messo in punizione. In quel momento si apre una voragine emozionale: è come se in un terreno fertile venisse piantato il seme dell’incapacità e per quanto poi dopo gli venga detto: “va beh, non importa! Andrà meglio la prossima volta” intanto il semino è rimasto lì e se dovesse fare male altre volte è come se quel semino venisse innaffiato fino a mettere le radici.

Ed allora va da sé che al secondo compito di matematica il primo bambino andrà con tantissima voglia, il secondo vorrebbe evitare…

Senza pensare poi alle credenze imposte dalla società in senso più esteso: un tempo si riteneva che la terra fosse piatta o che il sole girasse intorno alla terra.

Parlare di credenze è come parlare di atteggiamento. Sì, perché al di là della preparazione e competenza che una persona può avere quello che fa la vera differenza tra una persona che ottiene buoni risultati e una che ne ottiene di scarsi è data soprattutto dall’atteggiamento con cui partiamo.

La comunicazione interna potrebbe essere questa: “Sono competente ma non credo in me stesso, o mi lamento continuamente del fatto che è troppo quello che devo fare… non ce la farò mai”…

Lo schema di seguito ti spiega quello che succede dentro di noi (tratto dal mio libro Memoria& Metodo)

Senza titolo1

Lo schema parte dalle credenze/atteggiamento di cui abbiamo appena parlato.

Le risorse sono rappresentate da tutto quello che possiamo fare con le nostre capacità.

Il nostro potenziale è pressoché illimitato: è come se avessimo un grosso computer di cui non ci è stato dato il libretto delle istruzioni e ci limitiamo ad usare dei programmi semplici.

Facciamo alcune riflessioni: siamo nell’era della tecnologia, nel 2018, e se tornasse in vita una persona morta 20 anni fa rimarrebbe sconvolta: accendi il computer e ti puoi collegare attraverso una telecamera con una persona che si trova in Giappone, tutti hanno il cellulare che tra un po’ fa anche il caffè (20 anni fa solo pochi eletti avevano il cellulare, erano enormi e ovviamente facevano solo telefonate)

Pensa a quando prendi una penna per scrivere su un foglio la parola “forchetta”: per un’azione del genere ci vogliono 3-4 secondi scarsi. Ti sei mai chiesto che lavoro complicato deve fare il nostro cervello? Deve calcolare la distanza tra la nostra mano e la penna, attivare i muscoli e tutto ciò che fa muovere il braccio e la mano, prendere la penna, aprirla togliendo il tappo con l’altra mano, scrivere la parola forchetta con dei simboli che gli sono stati insegnati alle elementari (attinge quindi alla memoria a lungo termine) e che siano comprensibili in lingua italiana, il tutto mentre il cuore batte, i polmoni respirano e c’è uno scambio ossigeno-anidride carbonica in tutte le cellule e sicuramente molto altro che non sto qui ad elencare. Tutto in 3-4 secondi! E poi qualcuno ha il coraggio di dire che il corpo umano non è una macchina perfetta!

Tutto questo per dire che il nostro potenziale è illimitato, cioè non sappiano neanche noi fin dove possiamo arrivare. A volte si prova quella sensazione di fare una cosa tirando fuori delle risorse insperate e poi ripensare a quella azione e dire “non avrei mai creduto di riuscirci!”

 

Poi ci sono le azioni che facciamo e i risultati finali.

Se parto da una credenza tipo “non sono portato per la matematica” e devo fare degli esercizi, sfrutterò poco delle mie risorse e dopo uno/due tentativi la mia tendenza sarà quella di mollare ottenendo così un risultato negativo. Questo purtroppo non farà altro che potenziare la mia credenza “non sono portato per la matematica perché anche i miei risultati lo dicono” e si creerà così una sorta di circolo vizioso.

Se parto dalla credenza opposta “sono portato per la matematica” metterò il massimo dell’impegno sfruttando a pieno le mie risorse e non mollerò al primo tentativo fallito ma insisterò con le mie azioni fino a quando otterrò il risultato giusto e anche in questo caso andrò a rafforzare la mia credenza e si creerà un circolo virtuoso.

 

Detta così sembra tutto semplice: la soluzione è nell’avere una credenza positiva per ottenere sicuramente un risultato positivo. La realtà non ci dà sempre ragione nell’immediato, ma sul lungo termine sì.

Thomas Edison ha fatto svariati tentativi prima di realizzare la lampadina e il segreto del suo successo finale sta nell’ aver considerato i suoi esperimenti falliti semplicemente come dei modi per “non fare” la lampadina. Noi spesso facciamo invece il grosso errore di vivere i risultati negativi come fallimenti personali (e la società spesso ci mette del suo). La parola FALLIMENTO dovrebbe essere cancellata dal vocabolario. Se invece ci abituassimo a prendere l’insegnamento che quel risultato negativo porta con sé, allora si potrebbe parlare di crescita.

Mi hanno raccontato una volta la storia di due fratelli nati molto vicini che avevano avuto il padre alcolizzato e ladro. Nel crescere uno di loro seguì le orme del padre, l’altro diventò una persona onestissima. Alla domanda: “Come mai hai deciso di fare questo tipo di vita?” entrambi risposero: “cosa potevo fare di diverso con un padre così?” Stesso passato, riferimenti opposti.

Di recente ho sentito alla radio una frase che diceva: “quando vinci la vita ti premia, quando perdi la vita ti insegna”.

Prova quindi la prossima volta che non ottieni il risultato sperato a risalire a quale credenza era alla base e notare se hai veramente usato tutte le tue risorse per arrivare all’obiettivo e se hai veramente fatto tutti i tentativi possibili… La domanda guida deve essere: ”Ho dato veramente il massimo? Potevo fare di più, sento di essermi risparmiato?”

  • Principi

Sono esempi di credenze più specifici e sono spesso per noi indiscutibili.

Se ti chiedessi: strapperesti le ali ad una farfalla? In molti direbbero: “Assolutamente no…povera farfalla! E’ una vita!! E’ come strappare le braccia ad una persona…”

E per 1 milione di euro gliele strapperesti? Per un milione di euro uccideresti?

Anche qui ci sarà chi risponde fermamente di no e chi non si farebbe problemi nel farlo…

  • Valori personali

I principi si legano strettamente ai Valori personali.

Un valore è la risposta che diamo alla domanda:

“Che cosa è veramente importante per me?” L’amore, il successo, l’amicizia, l’onestà, la salute, il rispetto, ecc….

Prova a fare un elenco di tutto ciò che risponde alla domanda cosa è importante per me nella vita, nelle relazioni, nel lavoro, ecc.. (nel farlo pensa anche a cosa vuoi evitare con tutto te stesso. Es. odio la violenza, un valore potrebbe essere il rispetto )

 

Adesso prova a mettere in ordine d’importanza questi valori.

Tra il successo e l’amore cosa è più importante? Tra la salute e il successo?

Ad esempio, nel fare questo lavoro tanti anni fa per la prima volta mi sono accorta che il successo e l’amore erano al primo posto e non compariva la salute nell’elenco… e che il fatto di avere successo e amore allo stesso livello mi metteva in crisi nel dover scegliere un lavoro lontano dalle persone che amavo…

Dopo aver fatto l’elenco dei tuoi valori in ordine di importanza concentrati sulle regole.

Cosa deve succedere affinchè io mi senta di avere successo? Di provare amore? Perché mi senta rispettata/o? Per essere in salute? E così via…

Una volta fatto questo lavoro vai a notare se sono più le regole che dipendono solo da te o quelle che dipendono dagli altri.

E’ importante questa distinzione perché ti permette di capire quanto la tua pace interiore e soddisfazione sia legata agli altri e quanto a te stesso/a.

Faccio un esempio:

Sento il valore Amore rispettato e appagato quando:

  1. sono ricambiata/o dalla persona che amo
  2. quando non litigo con nessuno
  3. quando i miei figli mi dicono ti voglio bene
  4. quando mi prendo del tempo per me

 

Di queste 4 regole le prime 3 dipendono dagli altri, solo l’ultima dipende esclusivamente da te.

Quindi il 75% dei casi in cui proverai amore è condizionato dai comportamenti degli altri… hai bisogno cioè degli altri per provare amore…

Rivedi quindi le regole in modo tale che siano espresse in positivo e che dipendano il più possibile da te e basta…

Questo è un lavoro profondo da fare con noi stessi a livello personale. Prendi i primi tre valori della tua lista ordinata per importanza e ritagliati una mezz’ora per fare questo lavoro su te stesso.

Alla prossima…

Mara

COMUNICAZIONE E PERCEZIONE

E’ IMPOSSIBILE NON COMUNICARE!
Prova a non comunicare, a metterti in un angolo tutto rannicchiato con il broncio, senza guardare nessuno: stai semplicemente comunicando il tuo desiderio di non comunicare!
La comunicazione è alla base di tutto ma è una delle cose più difficili da fare!
E spesso, proprio con le persone con cui abbiamo i legami più stretti, si verificano i maggiori fraintendimenti…
Cosa rende difficile la comunicazione?
Esistono fondamentalmente 2 tipi di comunicazione: quella esterna e quella interna, quella con gli altri e quella con noi stessi.
Per comunicare bene con gli altri bisogna sicuramente partire da noi stessi…
Nei primi anni dell’800 un fisiologo russo, Ivan Pavlov, fece degli esperimenti sul condizionamento classico.

CANI PAVLOVRiassumendolo e semplificandolo, prese un gruppo di cani e ogni volta che dava loro da mangiare faceva suonare un campanellino. Questo gesto, cibo-campanellino, fu ripetuto per svariati giorni fino a quando un giorno in cui i cani avevano appena mangiato, lui fece suonare il campanellino e loro tornarono con gli effetti della fame (eccessiva salivazione, ecc…) come se non avessero mangiato.
Si era creata in loro una ”neuro – associazione” tra il cibo e il campanellino, una reazione che non passava dal “cervello” (nessuno si fermava a dire: “Ma abbiamo appena mangiato!”)

In alcuni casi anche noi ci comportiamo come i cani di Pavlov:
pensa a quando eri piccolo e combinavi un guaio! Tua mamma o tuo padre ti chiamavano sicuramente con un tono diverso da quello che usavano di solito.
Probabilmente anche in una circostanza in cui tu avevi “la coscienza a posto” sentendoti chiamare con quel tono, ti irrigidivi pensando “Oddio, ora cosa ho combinato!!”
Cioè ci comportiamo come quei cani ogni volta che reagiamo senza pensare… Fortunatamente succede poche volte! O quanto meno si spera che succeda poche volte!:-)
La domanda ora è:
“Perché invece, la maggior parte delle volte, ad uno stesso stimolo reagiamo in modi diversi?”
AUTISTA A A AUTISTA B   B

Sei più A o B?
Allo stesso stimolo (traffico intenso) due reazioni possibili sono A o B? Perché?
Il passaggio da uno stimolo esterno al comportamento è condizionato dal nostro stato d’animo di quel momento. Lo stato d’animo deriva dal nostro Modello del mondo.

Il Modello del mondo è il filtro attraverso cui interpretiamo tutto ciò che ci accade.
Si crea attraverso le esperienze significative della nostra vita e si basa principalmente su questi tre fattori:
1. Percezione (5 sensi)
2. Credenze/Valori/Principi
3. Bisogni personali
PARLIAMO DI PERCEZIONE…
La percezione è quella che abbiamo con i nostri 5 sensi. Va da sé che se uno dei nostri sensi non funziona al meglio, partiamo già con una percezione diversa (pensa ad una persona cieca o sorda, ad esempio).
In generale, senza estremizzare, la percezione può essere diversa anche quando tutto funziona al meglio.
Le illusioni ottiche sono un esempio di come possiamo essere tratti in inganno facilmente…
Probabilmente hai già visto queste due immagini:
FRECCESALVA
Nel primo caso le linee sembrano di lunghezza diversa, nel secondo caso sembrano non parallele…
In questa immagine invece potremmo discutere una vita sul fatto che sia una donna giovane o una vecchia e avremmo ragione entrambi!!!

gestalt

Quante volte nella vita quotidiana discutiamo per ore e magari abbiamo ragione entrambi!
Il problema può essere la percezione parziale che abbiamo di una cosa, di una situazione o di un problema.
A volte spariamo sentenze senza conoscere a fondo i dettagli o avendo una percezione distorta della realtà.
Ti faccio un altro esempio.
Di seguito trovi 5 sagome diverse: prova a immaginare che siano delle “ombre” di oggetti.
Trova mentalmente almeno due soluzioni diverse per ogni ombra:

Ora che hai fatto questo lavoro di “percezione”, non so se ti sei accorto della scritta FILI!
La vedi? Concentrati sugli spazi bianchi tra le sagome nere! Ora la vedi?
Nel 90% dei casi la scritta passa in secondo piano (se invece l’hai vista subito, complimenti: sei già allenato a cambiare punto di vista!)
Questo succede perché il nostro cervello ha un’abitudine radicata da anni a vedere scritto nero su bianco.
E’ bastato invertire questa abitudine per non vedere una scritta così grande!
Pensa se “FILI” fosse la soluzione ad un problema X che abbiamo nella vita o sul lavoro, la soluzione è sotto i vostri occhi, gigantesca, e non la vediamo, concentrando invece l’attenzione sui “problemi” (le “sagome nere” che quella situazione presenta).
Per questo è importante allenarsi ad osservare con attenzione ed essere sicuri di avere maggior informazioni possibili o essere pronti a vedere quel problema con l’occhio di chi lo vede da una prospettiva diversa.

Fate questo esercizio per i prossimi 15 giorni:
allenatevi a guardare le cose da punti di vista diversi, di lato, dall’alto, e notate cosa cambia.
RagnatelaConcentratevi, ad esempio, su una cosa presente in natura: un nido, una ragnatela, un fiore, una foglia, una formica e osservatela attentamente per 5/10 minuti: sentite la sensazione che provate! (per osservare intendo guardare con molta attenzione, tenendo la mente concentrata su quello che state facendo, non ovviamente pensando al lavoro o ad altro… all’inizio per qualcuno può essere molto difficile…)
Io lo faccio quasi tutti i giorni e il pensiero che ho costantemente è che ci sono mondi “paralleli” al nostro vivere così affascinanti e tutti da scoprire che non vale veramente la pena perdere tempo in discussioni sterili…

 

 

Per oggi fermiamoci qui: gli altri fattori che influenzano il nostro modello del mondo (le nostre credenze, i nostri valori e i nostri principi e i bisogni umani) saranno argomento dei prossimi articoli.
Buon allenamento a mettervi nei panni degli altri

Mara

DOVE C’E’ DISAGIO C’E’ CRESCITA…

LA ZONA DI COMFORT

Oggi parliamo di zona di comfort: sai che cos’è?

Zona-di-Comfort

E’ una specie di bolla immaginaria all’interno della quale ci sono tutte quelle cose, persone, azioni che ci fanno sentire a nostro agio: la nostra casa, le nostre abitudini, la famiglia, le “solite” amicizie, il solito lavoro fatto sempre nello stesso modo.

Uno dei bisogni umani, forse il più importante e “primitivo” è quello di sicurezza e tranquillità. Immagina di tornare da lavoro e la tua casa non c’è più… sarebbe molto destabilizzante!

Se l’uomo si trova in una situazione di disagio, in modo naturale vorrà ritrovare la sua sicurezza.

Forzate una persona che odia ballare a mettersi al centro della pista e, appena non ve ne accorgete, la ritroverete seduta sulla sedia, nella sua momentanea “zona di comfort”.

La zona di comfort è comoda e naturale…. E’ bene che ci sia perché le abitudini ci fanno risparmiare tempo, ci velocizzano nelle procedure…. Ci fanno sentire “al sicuro”.

Ma qual è il lato negativo?

Nella zona di comfort NON C’E’ CRESCITA!

Nella zona di comfort faccio le cose come le ho sempre fatte… ma non evolvo…

Tra vivere e sopravvivere c’è una differenza enorme!

Ti guardi allo specchio e sei felice e soddisfatto della vita che hai?

Ti svegli con passione, voglia di vivere o più spesso il pensiero è: “Andiamo…un’altra giornata pesante mi aspetta…il solito tram tram quotidiano”.

Ti senti di vivere 365 giorni diversi o lo stesso giorno ripetuto 365 volte?

Questi sono solo alcuni spunti di riflessione, anche un po’ provocatori, per farti capire se la tua zona di comfort ha il sopravvento.

Magari hai sempre voluto imparare una lingua e hai cominciato mille volte un corso e non lo hai mai portato a termine…in fin dei conti… “E’ importante sapere un’altra lingua, ma non è indispensabile in questo momento…” ti dicevi…

Dove c’è disagio c’è crescita

Sei d’accordo con questa frase?

Imparare una lingua nuova ti mette alla prova, vai a lezione e capisci il 10% di quello che l’insegnante dice…è frustrante! Ti senti a disagio inevitabilmente…

Il disagio è però il passaggio obbligato per evolvere, se vuoi una promozione o fare qualcosa di nuovo, RIPETO: è un passaggio obbligato.

Qual è il modo più rapido per imparare quella lingua che hai mollato?

Prendere e partire, DA SOLO, e restare per qualche mese in quel Paese.

Perché da solo?

Perché ogni persona che parla italiano sarà per te una forte tentazione a rientrare nella zona di comfort!!

Spesso attingiamo alle nostre risorse “sconosciute” proprio quando non abbiamo più alternativa! O facciamo in modo di non darci più alternative: la motivazione diventa più forte della pigrizia e diciamo NO con forza alle vecchie abitudini.

Se superiamo il primo momento di disagio dopo succede che la nostra zona di comfort si allarga e siamo pronti a crescere ancora cercando nuove sfide.

Prova a fare questo esercizio:

disegna un cerchio e scrivi all’interno tutto ciò che fa parte della tua zona di comfort: casa, lavoro,studio, abitudini varie.

Poi disegna un cerchio più grande che contenga il cerchio di prima dove andrai ad inserire quelle cose che ti fanno sentire a disagio all’idea di iniziarle ma che se fatte con regolarità potrebbero portare dei miglioramenti nella tua vita (fare attività fisica costantemente, smettere di fumare, alimentazione sana, imparare una nuova lingua, formarsi per imparare una nuova procedura sul lavoro, studiarne una che migliori il mio lavoro, studiare tutti i giorni regolarmente dopo aver diviso la mole delle pagine totali, ecc…)

Questo ti farà capire quali sono le cose che potrebbero farti stare meglio e farti sentire “più vivo”.

Una volta ho letto questa frase: “nella vita di una persona ci sono tre date importanti: la data di nascita, quella di morte e quella di sepoltura e si spera che le ultime due date coincidano!”

Questa frase mi ha molto colpito: ci sono purtroppo tante persone che sono “morte dentro” ancor prima di morire davvero, persone che sopravvivono nella routine, che per paura del “fallimento” non rischiano mai.

Sto parlando di Vita, non solo di lavoro o studio.

E se vogliamo parlare di studio….fare le cose come le hai sempre fatte ti porterà i risultati che hai sempre ottenuto.

Un giorno ho scoperto le tecniche di memoria e il metodo di apprendimento veloce e il mio approccio allo studio è cambiato radicalmente! Sono sempre stata una delle prime della classe, questo significa che c’era già tanto di buono in quello che facevo, ma le tecniche mi hanno dato una marcia in più. All’inizio mi sono sentita un po’ a disagio, perchè dovevo sperimentare i nuovi metodi e metterli in pratica per ottenere nuovi risultati, ma poi… tutto molto più facile…è stato come aprire la porta dell’impossibile!

Provare per credere…ed insistere dopo aver provato…

Per qualto riguarda i miei corsi ci possono essere tre casi:

1) Applichi le tecniche in più occasioni possibili ed hai ottenuto bellissimi risultati! Benissimo, ne sono contenta, ma sappi che hai ancora dei margini di miglioramento (ne ho anche io dopo 25 anni!)

2) Se hai già frequentato il mio corso e non stai usando le tecniche, è semplicemente perchè non hai avuto abbastanza determinazione da superare la fase di disagio, bastava ancora un po’… il mio supporto serve proprio a quello! La rifrequenza gratuita serve proprio a quello!

Purtroppo la motivazione forte ha una durata limitata e servono nuovi rinforzi nel primo periodo, quando si affronta qualsiasi nuova cosa. All’inizio questo rinforzo è più facile cercarlo all’esterno, dopo un po’ diventa parte di noi.

Il consiglio è tornare a rivedere il corso (sai che puoi farlo gratuitamente) o riprendere il mio libro dalla prima pagina e leggerlo tutto.

3) Non hai ancora frequentato uno dei miei corsi? Cosa aspetti? Telefona al 328/4015820. Ti rispondo direttamente io, perchè non mi interessa diventare famosa ed avere mille segretari o commerciali che lavorano per me…mi interessi tu, come persona e come allievo. Tu devi poterti interfacciare direttamente con me ed avere a disposizione tutta la mia esperienza accumulata in questi 25 anni!

Trovi il programma del corso cliccando qui

Alla prossima

Mara Bonucci