TRASFORMA L’ANSIA IN GRINTA – SECONDA PARTE!

Nell’articolo “Trasforma l’ansia in grinta-parte prima” abbiamo parlato di stati d’animo e come cambiare quelli improduttivi grazie all’ utilizzo corretto della tua fisiologia.

Come è andata? Sei riuscito a mantenere una fisiologia produttiva? Se sì, avrai notato sicuramente un incremento della tua vitalità e della tua energia.

Bene, ora che hai capito il potere della tua fisiologia, vediamo la seconda chiave che hai a disposizione per gestire al meglio i tuoi stati d’animo: parliamo del FOCUS MENTALE.

Quello su cui ti concentri, determina il tuo stato d’animo, che a sua volta influenza decisamente il tuo comportamento. Pensaci: come ti senti in questo momento? Ti senti motivato, carico, entusiasta oppure scarico, pesante, annoiato? Magari non provi nulla di particolare e ti senti abbastanza distaccato? Bene, qualunque sia la tua risposta, prova a notare quali sono i pensieri su cui ti stai concentrando: dove è indirizzato il tuo focus? Noterai un collegamento diretto tra i tuoi pensieri e il tuo stato d’animo!

Il modo più rapido per cambiare il focus sono le DOMANDE. Esistono due tipi di domande:

 

1) Domande IMPRODUTTIVE che spostano il tuo focus sul problema (es. perché proprio a me? E se non ne valesse la pena? Perché non rispetto mai i miei programmi? Perché la vita è così ingiusta? ecc. Potrei continuare a lungo, ma mi sono già intristita solo a scriverle!)

 

2) Domande PRODUTTIVE che spostano il tuo focus sulla soluzione (es. cosa c’è di buono in questo? Come posso divertirmi svolgendo questo compito? Cosa posso imparare da quello che mi è successo? Come posso crescere in questa situazione? ecc.)

 

La qualità della tua vita dipende dalla qualità delle tue domande: ogni tuo ragionamento non è nient’altro che un processo in cui ti poni delle domande e ti dai delle risposte (questo avviene sempre, che tu ne sia conscio oppure no). Per questa ragione è importante che tu inizi a farti domande di QUALITA’ (come le seconde che ho scritto!).

 

Perciò i “compiti” per questa settimana sono:

  1. a) Prendi sempre più consapevolezza di dove sono focalizzati i tuoi pensieri in ogni momento e dello stato d’animo che questi ti provocano.
  2. b) Ogni volta che incontri una difficoltà rispondi a queste 5 domande:

1) Cosa c’è di buono in questo?

2) Cosa non è ancora come lo vorrei?

3) Cosa sono disposto/a a fare perchè la situazione sia come la voglio?

4) Cosa sono disposto/a a NON fare più per renderla come la voglio?

5) Come posso rendere piacevole il processo per renderla come la voglio?

  1. c) Concentrati almeno due volte al giorno su tutto ciò di cui sei ORGOGLIOSO/A, su tutto ciò di cui sei GRATO/A, tutto ciò che ti rende FELICE, tutte le persone a cui VUOI BENE e che ti vogliono bene.

 

Ora che abbiamo visto come gestire il focus e la fisiologia voglio soffermarmi su due emozioni che forse conosci bene: LO STRESS E LA RABBIA

LO STRESS

Domanda: rispetto alle emozioni di base (gioia, disgusto, paura, tristezza e rabbia) a quale appartiene lo stress?

Lo stress nasconde un’ansia di base, è quindi UNA PAURA!

Come si gestisce grazie alle domande produttive?

La prima cosa è prenderne consapevolezza! (Potresti farti un cartello con scritto: sono ansioso/stressato in questo momento? Mi sto preoccupando per qualcosa?)

Se mi rendo conto di essere ansioso in una determinata situazione (sono in ritardo, sto per affrontare una prova importante, un colloquio con un cliente, con l’azienda che mi dovrebbe assumere, ho un esame universitario, ecc.) la prima domanda che mi devo fare è: di che cosa ho paura in questo momento?

In questo modo prendo coscienza della causa della mia ansia.

A questo punto io personalmente mi chiedo: qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere? (anche se apparentemente è una domanda negativa, per me non è assolutamente improduttiva perché mi porta come conseguente pensiero: ”Ok non può succedere niente di così grave, c’è sicuramente di peggio, non rischio di perdere le cose importanti della vita che veramente contano”, o pensieri simili e già l’ansia si dimezza.

Una volta individuata la paura, la seconda presa di consapevolezza è: che immagine mentale mi sto facendo che mi porta ad essere ansioso?

Proviamo paura tutte le volte che concentriamo il nostro focus su qualcosa che andrà male rispetto alla situazione che dobbiamo vivere!

E allora, come trasformare l’ansia in grinta o serenità?

Prendi la tua immagine mentale e congelala, togli i colori, abbassa il volume, metti a questa immagine una brutta cornice e rimpiccioliscila fino a farla sparire e al suo posto fai arrivare una cornice dorata con all’interno il tuo ritratto migliore, ripensa a tutte le situazioni dove hai dato il meglio di te. Se hai un gesto di forza (es. quando giocavo a pallavolo e facevo punto, stringevo forte il pugno e ogni volta che sono in una situazione difficile, lo stringo attingendo di nuovo a quella stessa energia. Parla con te stesso con frasi del tipo:

“L’hai già fatto una volta, lo puoi fare ancora!”.

E se non ho mai affrontato o sperimentato un certo tipo di emozione? Mi chiedo: “Come si comporterebbe la persona che stimo di più in quella situazione”.

 

 

LA RABBIA

La rabbia è un’altra emozione importante che purtroppo tante persone provano spesso.

Io per anni ho provato rabbia nei confronti dei miei genitori, dei miei vecchi datori di lavoro, rancori durati per anni…

Ho cambiato atteggiamento quando ho preso consapevolezza di un paio di cose:

la rabbia e il rancore fanno male a me, non a chi me l’ha provocata. Anzi, tenere rancore porta a logorarsi per anni mentre la persona che me lo ha provocato è felice e serena, senza neanche essere consapevole di ciò che provo io… quindi non ne vale la pena dare tutta questa forza a chi mi ha causato rabbia.

Un’altra considerazione sulla rabbia che ho scoperto di recente frequentando un corso di Costellazioni familiari (ve lo consiglio) è che di solito la rabbia va a braccetto con il vittimismo e la passività…. Io personalmente non ci avevo mai pensato.

Quando ci lamentiamo per le ingiustizie subite, questo a lavoro come nella vita, quando diamo la colpa a qualcuno o qualcosa della nostra infelicità e ci arrabbiamo per questo, in realtà non ci rendiamo conto che stiamo tenendo un atteggiamento vittimistico, della serie io sono lo sfortunato di turno, io ho fatto tutto il possibile ma non sono stato apprezzato, non è mia la colpa…

In realtà la responsabilità di ciò che ci succede è quasi sempre nostra!

Ho detto responsabilità…non colpa. La colpa è una parola non corretta come messaggio da mandare al nostro cervello…innescare sensi di colpa è deleterio e logorante… Parliamo di responsabilità.

Quando io mi arrabbio sento che sfogo su qualcuno semplicemente la rabbia che provo verso me stessa per non essere stata in grado di fare o riuscire a comunicare quello che volevo nel modo giusto.

La rabbia si prova quando sentiamo un bisogno insoddisfatto e non riusciamo a soddisfarlo.

Quindi il focus deve essere: “Sono arrabbiato- è un campanello d’allarme- quale è il mio bisogno insoddisfatto?”

E dopo respira, sposta il focus e allenati a metterti dal punto di vista altrui. La maggior parte delle volte le intenzioni degli altri non sono volute, non sono “cattive”. Semplicemente non vengono valutate tutte le conseguenze. Prima di aggredire qualcuno chiediti se le sue intenzioni erano quelle di ferirti o se non aveva valutato…

Questo succede nel lavoro, a casa con i propri cari…anzi più i rapporti sono stretti più è forte la tentazione di rispondere senza freni… perché nel comportamento di quella persona ci leggiamo molto di più di quello che c’è in realtà.

Il marito alla moglie chiede: dove sono le scarpe dei bimbi? E la moglie risponde: dovresti saperlo! Con tono arrabbiato!

E questo sottintende un “Se tu fossi più presente?! Tanto devo fare sempre tutto io! Non sono mica la tua serva…anch’io lavoro!!E i figli?? Chi li porta a scuola, agli allenamenti, tu vai al lavoro, trovi tutto pronto e poi hai il coraggio di chiedermi dove sono le scarpe dei bimbi?? E avanti così con pensieri sempre più distruttivi…Noi donne spesso facciamo così😊 (ma anche gli uomini non sono da meno) e nel frattempo il marito che aveva fatto una domanda molto serena si ritrova a dormire sul divano!!:-)

In quel momento la rabbia che viene fuori dalla moglie è data dal bisogno insoddisfatto di sentirsi apprezzata per tutto quello che fa e dal bisogno di collaborazione che probabilmente non riceve a sufficienza (ho riportato un esempio di vita familiare, ma la stessa cosa vale sul lavoro)

Probabilmente se la domanda l’avesse fatta un’altra persona la risposta sarebbe stata diversa.

La scuola purtroppo non fa corsi di gestione delle emozioni: anzi spesso cresciamo con l’idea ad esempio, che il pianto è una cosa da deboli, ci vergogniamo a piangere in pubblico (l’uomo forte non deve piangere mai!) e cresciamo reprimendo quello che vorremmo esprimere.

Di sicuro dobbiamo imparare a auto-controllarci, che non dovrebbe però voler dire reprimere quello che vorremmo esprimere.

Il come usiamo la fisiologia e dove indirizziamo il focus mentale sono un ottimo allenamento per questo.

All’inizio non è facile se non si è abituati a farlo, serve creare un condizionamento; basta un po’ di costanza…e se qualche volta vi viene da provare stress, rabbia, paura, ecc….. ricordatevi semplicemente che succede perché siamo VIVI! Siamo Umani e non Robot!!:-)

 

Quindi non mi resta che augurarvi buon allenamento!

Alla prossima…

Mara

 

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