TUO FIGLIO E’ MOLTO DI PIU’ DEI SUOI VOTI A SCUOLA

27-votiDedico questo articolo a tutti i genitori, quindi anche a me stessa. Sì lo dedico anche a me stessa per rafforzare bene il concetto che i miei figli sono molto di più dei voti che prendono a scuola.

Purtroppo in tempo di pagelle è troppo facile cadere nel giudizio, nel rimprovero e nella gara a chi ha preso il voto migliore.

Avete mai fatto una riflessione seria sul senso del voto?

“Come è andata oggi a scuola? Quanto hai preso all’interrogazione?”. Domande che ci sentiamo fare quando siamo studenti e che ripetiamo ai nostri figli…

Ho letto di recente che quando si diventa genitori sicuramente il primo giorno che arriva nostro figlio a casa c’è uno stravolgimento dell’equilibrio e delle abitudini di coppia; c’è poi un altro giorno che cambia, spesso radicalmente, l’approccio con l’apprendimento di nostro figlio: il primo giorno di scuola elementare!

Fino alla scuola materna nostro figlio dedica tutto il giorno al gioco e ad apprendere attraverso di esso, e tutto va bene. Quando porto mio figlio più piccolo alla scuola materna si respira un aria di pace e tranquillità, senza tensioni… basta girare l’angolo e andare davanti alle elementari che tutto cambia…capannelli sparsi qua e là di mamme che parlano dei compiti per casa, delle maestre ecc… si respira un’aria diversa!

Il piacere di sapere viene sostituito dalla valutazione: nei primi anni di scuola fortunatamente i ragazzi danno ancora poca importanza ai voti, ma sicuramente vedere un “bene” sul proprio quaderno e un “superbravissimo” su quello del compagno di banco crea il meccanismo della competizione che può avere due risvolti: ” Voglio essere più bravo io…Ora ti faccio vedere maestra come sono bravo”; oppure reagisco cominciando a pensare che sono inferiore a lui, non sono abbastanza bravo…deluderò i miei genitori.

Faccio queste riflessioni perchè io appartenevo al “Ti faccio vedere io…” e in tutti i miei anni di scuola ho sempre puntato in alto, sono sempre stata una tra le prime della classe dal primo giorno di scuola all’ultimo dell’Università.

A 40 anni credo che se mi ricordassi solo la metà delle cose che ho imparato sarei un pozzo di scienza! Ma purtroppo quelle nozioni imparate per prendere il voto se ne sono andate nel giro di poco tempo e sapete perchè questo succede? E perchè succede al 98% degli studenti? Perchè studiamo per il voto e non per il piacere di sapere!

E allora facciamo attenzione a dare troppa importanza ai voti: francamente trovo assurdo che già alle elementari ci siano voti in tutte le materie. Servirebbe solo una valutazione generale sul comportamento e su ciò che nostro figlio ha raggiunto rispetto agli obiettivi previsti e dei consigli pratici su come migliorare le sue carenze.

Ridurre tutto l’impegno a un voto è secondo me riduttivo. Quante volte vengono a frequentare i miei corsi studenti frustrati accompagnati da genitori frustrati che mi dicono “Stiamo tutto il giorno a studiare e alla fine all’interrogazione prende 5!”. E in questa frase ci sono due cose che vanno corrette: il voto, ma anche la parola “Stiamo”.

Sul voto la riflessione è: cosa è successo durante l’interrogazione che ha portato l’allievo ad avere una valutazione da 5 nonostante l’impegno? Il professore molto spesso non fa un’analisi in questo senso: si limita a pensare “Non la sai=non hai studiato!”. Bisogna invece capire cosa poter fare perchè quella preparazione che invece c’è, venga fuori. Magari ansia da prestazione, magari metodo sbagliato.

La frase “stiamo a fare i compiti” al plurale mette in evidenza una nuova generazione di genitori: ormai tutti aiutano i propri figli a fare i compiti; io personalmente non ho ricordo di un giorno in cui i miei genitori si sono messi a fare i compiti con me!

Il fatto che questa generazione di genitori abbia un livello culturale più alto rispetto ai “nonni” va sicuramente vista come una risorsa che si riflette sui figli (diciamolo…i nostri figli sono “avanti”!:-)

Il ritorno negativo invece è che spesso i genitori si sostituiscono ai figli nel fare i compiti, o trasferiscono le loro aspettative su di loro.

Quando nella testa cominciamo a pensare ” io mi ricordo che facevo/ non facevo così….” significa che li stiamo paragonando a noi, MA loro NON sono noi!

E l’altra cosa da ricordare è che anche se con le parole diciamo ” Va bene così…sono contento dei tuoi risultati…” ma con il corpo o con le espressioni del viso non siamo coerenti con quel messaggio, per nostro figlio quelle parole andranno nel vuoto e rimarrà impressa nella sua mente la smorfietta di disappunto che tradisce il nostro vero pensiero…che è ” mi aspettavo di più da te…”

In questi anni da genitore ho capito due cose importanti.

Prima cosa: i figli ci osservano e “copiano” i nostri comportamenti, non quello che diciamo: noi siamo un esempio di vita per loro attraverso quello che facciamo, non per quello che diciamo.

Seconda cosa: più vado avanti e più mi rendo conto che i bambini sono i migliori insegnanti del mondo. Basta ascoltarli attentamente e sono loro che vi diranno cosa è meglio fare. Un esempio: quando perdo la pazienza e mi viene da urlare (so che non si dovrebbe fare, ma siamo esseri umani…) mio figlio di 4 anni, che in quel momento è in preda ad una bizza, mi dice con estrema lucidità: “Mamma, se urli non mi calmo più, peggiori le cose! Dammi il tempo di calmarmi!” e quello più grande aggiunge” Ve l’ho già spiegato due volte che urlare non ci fa bene, alla terza non ci voglio arrivare!!”…Prendi e porta a casa:-)

Riflettiamo genitori…riflettiamo…

A presto!